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LDE ITAL1651


Trattato della Pittura di Lionardo da Vinci
1651
Giacomo Langlois, Paris


Chapter

LDE T0466   CID327  Delle macchie dell'ombre che appariscono ne' corpi da lontano. CAPITOLO CCCXXVII

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I348

Sempre la gola o altra perpendicolare drittura che sopra di se habbia alcun sporto sarà più oscura che la faccia perpendicolare di esso sporto. Seguita, che quel corpo si dimostrerà più alluminato che di maggior somma di un medesimo lume sarà veduto. Vedi in A. che non vi allumina parte alcuna del cielo F. K. & in B. vi allumina il cielo H. K. & in C. il cielo G. K. & in D. il cielo F. K. integralmente. Adunque il petto sarà di pari chiarezza della fronte, naso e mento. Mà quello ch'io t'hò à ricordare de' volti, è che tu consideri in quelli come in diverse distanze si perde diverse qualità d'ombre, e solo resta quelle prime macchie, cioè delle incassature dell' occhio, & altre simili, e nel fine il viso rimane oscuro, perché in quello si consumano i lumi, li quali sono picciola cosa à comparatione dell' ombre mezzane: per la qual cosa à lungo andare si consuma la qualità e quantità de' lumi & ombre principali, e si consonde ogni qualità in vmbra mezzana. E questa è la causa che gl'alberi, & ogni corpo, à certa distanza si dimostrano farsi in se più oscuri che essendo quelli medesimi vicino all' occhio. Mà poi l'aria che s'interpone infra l'occhio e la cosa, fa che essa cosa si rischiara, e pende in azzurro: mà più tosto azzurreggia nell' ombre che nelle parti luminose, doue si mostra più la verità de' colori.